Kubra
La mia storia in fuga
Avevo 14 anni quando mi hanno fatto un voodoo: mi hanno tolto i capelli, le unghie, i peli delle parti intime… poi mi hanno detto che mi avrebbero portato a lavorare in Europa e ho pensato che almeno avrei trovato un lavoro per aiutare la mia famiglia. Ma da quel viaggio non si fa ritorno: mi hanno portato via i documenti, hanno cancellato la mia identità.
Il mio corpo è stato venduto tante volte prima di arrivare in Libia dove per pagare il mio debito avrei dovuto continuare a prostituirmi. Quando sono riuscita a scappare ho capito che fuggire sarebbe stato peggio che restare: sono stata arrestata e portata in un centro di prigionia a Bani Wakid. Le violenze, gli abusi erano gli stessi ogni giorno, fino a quando un uomo mi ha comprata. Avrei dovuto lavorare per lui finché non lo avessi ripagato per la liberazione dal centro.
Ma io sono riuscita a fuggire di nuovo, sentivo che avrei potuto farcela in qualche modo.
Lavorando ogni giorno, senza tregua, ho risparmiato abbastanza da poter comprare un viaggio su un barcone diretto in Italia.
Il futuro sembrava più vicino, ma non era così: la guardia costiera libica ci ha catturato e riportato indietro. Quando poi sono riuscita ad arrivare in Italia credevo che la mia fuga sarebbe finalmente finita, ma altri uomini mi hanno comprata e costretta ancora a lavorare in strada per pagare il debito di quel viaggio, per quei soldi che non erano bastati.
Ho venduto il mio corpo nella Piana di Gioia Tauro per una cifra destinata a non estinguersi mai.
Mi chiamo Kubra, ma non è questo il nome che mia madre e mio padre hanno scelto per me quando sono nata, non ho più niente per ricordarmi chi ero.
So che sono Kubra e so che non sono più nulla.